mercoledì 11 agosto 2010

Capitolo 8 - Il bacio

Da quel giorno cominciò a seguirla ovunque andasse.
Quando la vedeva andare al mercato si piazzava in mezzo alle bancarelle e cominciava a suonare. Se la vedeva andare in chiesa si posizionava sul sagrato, suonando in cambio di qualche povera elemosina, solo per vederla passare alla fine della messa.

Lorenzo provò a dissuaderlo più di una volta, ma Andrea sembrava non sentire. Aglaia era diventata la sua ragione di vita, non avrebbe potuto smettere di vederla nemmeno volendo.
"In fondo non sto facendo nulla di pericoloso. Non le ho mai nemmeno parlato."
"Alcibiade ha orecchie e occhi ovunque, Menestrello. Devi stare attento. E devi continuare a non rivolgerle la parola. Inoltre..."
"Lorenzo, basta! Ho capito, va bene?"
"Lasciami finire, Menestrello. Pare che tu non vada troppo a genio ad Alcibiade. Non penso abbia qualcosa a che fare con Aglaia, ma pare che cerchi solo un pretesto per sbatterti in prigione. E le prigioni del barone non sono affatto come i suoi appartamenti, credimi."
"Va bene Lorenzo. Farò attenzione."
"Sei pazzo, Menestrello. Forse più pazzo di me."
E su queste parole, Lorenzo svanì in una nube di fumo, lasciando dietro di sè solo la sua folle risata.

Andrea si incamminò verso il castello. Quella sera doveva suonare ad una festa indetta dal barone per festeggiare un'alleanza con il feudo vicino. Giunse alle mura, superò il portone principale ed entrò nel cortile, imboccando la scalinata che portava alla sala delle cerimonie. Le scale erano contornate di edera e altri rampicanti, e il profumo dei fiori era intenso e quasi inebriante.
Era a metà della scalinata quando la vide. Aglaia stava scendendo le scale e si dirigeva verso di lui. Gli sembrò che il tempo si fermasse. Fece un profondo inchino, sforzandosi di non guardarla negli occhi e attendendo che lo superasse.
"Menestrello."
Gli stava parlando! Si sforzò di rimanere calmo, ma il cuore gli batteva a un ritmo vorticoso.
"Sì, madama."
"Alzatevi."
Andrea si alzò, sempre evitando di guardarla in volto.
"Seguitemi, prego."

Andrea la seguì come un automa, senza reagire nè fare domande, limitandosi a godere della sua vista e della sua presenza. Arrivarono a un piccolo balcone situato sulla scalinata qualche rampa più in basso di dove si erano incontrati. Aglaia si fermò.
"Menestrello."
"Sì, madama."
"Suonate una musica meravigliosa."
Per un attimo Andrea non sentì più nulla, nè il suo respiro, nè il vento, nè il battito del suo cuore.
"Grazie, madama."
"E ho notato che mi seguite ovunque."
Andrea si irrigidì immediatamente. Sentì il pericolo, e maledisse la sua cocciutaggine nel non ascoltare Lorenzo.
"Madama, io..."
"Silenzio."
Andrea ammutolì all'istante.
"Penso quindi di non sbagliare facendo quanto sto per fare."
Senza preavviso, lo baciò. Andrea per qualche secondo non reagì, poi si abbandonò a quel bacio appassionato, dolce ed appagante quanto inaspettato.
Dopo un po' lei si staccò dalle sue braccia, e lo lasciò con un sorriso.
"Devo andare."
Quel sorriso era stato il colpo finale, la freccia scagliata dal cacciatore all'animale già ferito dai cani. Era suo, irrimediabilmente, senza possibilità d'appello.

Dopo qualche secondo Andrea riprese a salire verso la sala delle conferenze. I suoi piedi erano leggeri, e non sentiva la fatica della salita.
Nascosto nell'ombra, Lorenzo aveva osservato tutto.
"Adesso sei veramente nei guai, Menestrello. Non so se riuscirai ad uscirne."
Si incamminò dietro all'amico, agitando i sonagli e ridendo follemente.